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Quale futuro per la castanicoltura bergamasca?

16/11/2014

 
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Quale futuro per la castanicoltura bergamasca?
In questi ultimi anni la coltivazione del castagno da frutto presenta un rinnovato in-teresse nell’opinione pubblica. Proprio le difficoltà legate ad avversità parassitarie divecchia e nuova introduzione, come il Cancro della corteccia e il Cinipide galligeno,sembrano costituire un’occasione e un’opportunità per porre all’attenzione di tutti il ruolo che questa specie dovrebbe avere nel nostro patrimonio culturale e agricolo. Il recupero del patrimonio castanicolo esistente, trascurato da decenni per ragioni eco-nomiche e congiunturali e che auspichiamo venga sostenuto da politiche in grado di favorirne le prospettive, è alla base di questa nostra proposta tecnica e didattica. Il castagno è una pianta da bosco. Può fornire legname per utilizzi diversi, ma è soprattutto una pianta da frutto. Le castagne, protagoniste di sagre e occasioni conviviali, non sono solo opera della Natura, ma il risultato dell’impegno di appassionati e tecnici che mantengono viva, con dedizione e indubbie difficoltà, una tradizione che si vuole valorizzare nel presente, ma che dobbiamo pensare proiettata soprattutto nel futuro. Forte e longevo, il castagno, se lasciato a sé stesso, non solo perde la sua maestosa bellezza come elemento decorativo del paesaggio, ma vede inopinatamente pregiudicata anche la sua attitudine produttiva, per l’innata fragilità che lo caratterizza di fronte ai cambiamenti del clima e alle avversitàche ne possono compromettere la vocazione. Bisogna esaltare l’importanza del castagno nella nostraprovincia, rilanciarne la coltivazione, attraverso il recupero delle selve castanili, e stimolare idealmente i giovani a portare avanti il testimone ricevuto dalle generazioni che li hanno preceduti . Il Dr. Marco Borriani sabato 15 Novembre  presso il Museo della Valle a Zogno ha illustrato i possibili sviluppi e potenzialità del territorio bergamasco


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